Politica

MARIO BLANCATO: IL PARTITO DI RENZI E’ ORMAI UN PARTITO CENTRISTA A TRAZIONE PERSONALE, IL PD NON E’ PIU’ UN PARTITO DELLA SINISTRA EUROPEA

Mario Blancato, il professore si è rinchiuso nella sua avita Sortino e non si cura più dei fatti della politica siracusana?

Sì, in effetti mi sono ritirato a vita solitaria e appartata nella mia Sortino, già da un bel pezzo. Nel mio paese ho cercato di continuare a fare quella politica di sinistra, che mi era stata trasmessa dai classici e dai dirigenti del PCI. Io ho sempre considerato la politica una mia seconda scelta, dopo l’insegnamento del mondo antico, che è il mio vero primo e insostituibile amore. Poi mi sono reso conto che il partito, già a partire dai primi anni 2008 stava cambiando geneticamente, aveva posizioni incomprensibili, stava diventando un organismo asfittico, senza discussioni serie, sociali, politiche vere. Ed in silenzio, anch’io come milioni di altre persone siamo lentamente scivolati verso quella “scissione silenziosa”, che esprime disagio e disincanto. Con questo ti ho detto che ormai la mia vita politica si riduce all’espressione formale del voto, che rimane di sinistra, ma non più al PD, che ormai è diventato altra cosa, rispetto ai miei ideali, con i quali sono cresciuto.

Come va il Partito democratico ai tempi della crisi?

Io reputo che ormai questo partito democratico abbia perso le sua ragione di fondo, la sua ragione sociale: non si comprende quali interessi difende, quali categorie sociali protegge, come pensa di intervenire nei meccanismi economici neoliberisti, accettati supinamente, senza affrontare il tema della crescente e vergognosa diseguaglianza sociale, come pensa di difendere il nostro Welfare e i milioni di operai e lavoratori, che vivono in condizioni di precarietà e di affanno economico, senza una visione di giustizia sociale e di dignità del lavoro. C’è qualcuno oggi nel PD che rappresenta le categorie più deboli della società? Chi parla della dignità del lavoro, umiliato dalla cancellazione dell’art.18, e offeso (per citare Dostojeìvski) dai ritmi infernali dei nuovi lavori (v. Amazon, la grande distribuzione, il bracciantato caporalesco, gli operai senza tutele nei posti di lavoro, l’orario di lavoro allungato illegalmente), chi parla o interviene per difendere queste categorie? Il partito si è ridotto ad una conventicola di adepti, scelti per cooptazione, autoreferenziale, tutto proiettato a discutere di assessorati, chi deve fare il deputato, il sindaco, il consigliere, chi deve dirigere quell’azienda. Un club privato, cui può accedere solo chi ha potere e voti. Chi ha idee non è ben accetto, rappresenta un’anomalia e come tale è un eretico, da bruciare sul rogo. Perchè uno come me dovrebbe rimanere nel PD? Per fare che?  Sia chiaro: io continuo a stimare persone, che sono rimaste al loro posto. Considero Turi Raiti, Bruno Marziano, Carmelo Saraceno persone intelligenti, serie e soprattutto oneste, sincere intellettualmente. Ma credo francamente che il loro rimanere sia dettato più dalla fiducia di contare ancora per cambiare quel po’ che possono, che non da un reale convinzione. Non hanno capito, o non vogliono capire che il partito di Renzi ormai è un partito centrista a trazione personale, che applica ricette economiche sfacciatamente liberiste, che rappresenta ceti sociali diversi da quelli che noi abbiamo rappresentato nel tempo. Il PD non è più un partito della sinistra europea. Certo, bisognerebbe interrogarsi ora su che è cos’è oggi la sinistra? Ma questo vero problema va affrontato con serietà, non con i tweet o le interviste. Io personalmente considero Renzi e il suo cerchio (non magico, certamente) un improvvisatore politico (vedi riforma costituzionale e legge elettorale), intellettualmente privo di basi ideologiche forti, appassionate, un bugiardo seriale,( si sprecano le promesse fatte!) che ha distrutto un patrimonio eccezionale, per quanto decadente, che era il Partito. L’Economist, qualche giorno fa ha scritto: L’unica cosa che è riuscita a Renzi è quella di avere rottamato il suo partito (what Mr Renzi has most successfully demolished is his own PD).

La tesi che alcuni sostengono è che la mancanza di punti fermi come Nino Consiglio abbia procurato al Pd la sindrome del cavallo scosso al palio di Siena.

Certamente Siracusa, nel panorama descritto, non fa eccezione; e credo che neanche il carisma e l’intelligenza politica del mio compianto amico Nino Consiglio avrebbe potuto impedire quello che è realmente successo. I processi politici, una volta innescati, producono effetti devastanti. Penso che avrebbe fatto fatica a elaborare concetti così estranei la nostro mondo: giù le tasse per tutti, via la tassa sulla casa anche per i milionari, bonus ai 18enni (290 milioni€), bonus a tutti, disprezzo del sindacato e dei corpi intermedi, selezione di una classe dirigente, scelta dal capo, appaltare ai transfughi del centro destra la rappresentanza del partito siciliano. A Catania i nuovi dirigenti sono Valeria Sudano e Luca Sammartino, fino a ieri dirigenti MPS di Raffaele Lombardo, a Enna la nuova stella PD è Luisa Lantieri, cuffariana di nascita e di fede, a Trapani comanda Paolo Ruggirello, lombardiano di ferro, non parliamo di Agrigento con Firetto e company; a Caltanissetta, il ras degli intrighi è l’on. Cardinale; a Siracusa, il dirigente è l’on. Foti, figura di rilievo nel panorama della rivoluzione bolscevica, strenuo difensore del bene pubblico. Ma che partito è questo? Questo è il partito dei lavoratori? Non credo proprio che Nino sarebbe rimasto con questa compagnia. E d’altra parte, anche lui ha fatto i suoi errori di valutazione nel costruire il  PD a Siracusa. Alcuni somari avrebbe dovuto allontanarli e alcune scelte avrebbe dovuto evitarle. Oggi, non a caso, piangiamo ancora quelle scelte.

Egidio Ortisi ci diceva di avere fatto un convegno per approfondire la genesi dei grillini italiani. Ebbene, al convegno non sono venuti nemmeno i grillini

Veramente non mi risulta. Che Ortisi abbia potuto dire: studiamo perchè mai i grillini ottengono questo successo, è molto probabile, dal momento che il personaggio ha una curiosità intellettuale, che va oltre la norma. D’altra parte, come si fa a non capire che il fenomeno Grillo non è un momento effimero di passaggio o di assestamento del sistema politico. A mio avviso, Grillo è la manifestazione di un grandissimo disagio, di una reale sofferenza popolare, di rabbia inespressa e trattenuta, che finalmente esplode in maniera rude e talora impropria, magari volgare; ma è solo la reazione contro una classe dirigente incolta, scelta per fedeltà ai capi, incompetente, arrogante e corrotta, profondamente corrotta. Grillo è la febbre di una malattia che si chiama: diminuzione di diritti, povertà crescente, dignità calpestata contro un establishment fatto di privilegi intollerabili e di mediocrità, che comandano e decidono sul nostro futuro, il buio del domani dei nostri ragazzi. La retorica renziana sui giovani è insopportabile; il jobs act ha significato solo libertà di licenziamento; il lavoro è il grande dimenticato di questo periodo di crisi. La riforma della scuola ha significato solo potere al preside di scegliere qualche insegnante. E ricordiamoci: chi vota Grillo è totalmente disinteressato di ciò che farà la Raggi a Roma o la Appendino a Torino. Chi vota Grillo vuole solo cacciare questa classe dirigente sconclusionata.

Al Pd è rimasto Cafeo. Garozzo ha votato il partito di Alfano, che succede? Si chiudono tutti e due gli occhi?

Che Cafeo abbia vinto, mi pare il logico risultato di avere appaltato la gestione del partito a Gino Foti. Perchè avrebbe dovuto perdere? Foti ha schierato le sue truppe nel PD, hanno conquistato il partito e quindi scelto il loro rappresentante, che appunto rappresenta quel gruppo; così come qualche anno fa promossero Garozzo e Garozzo diventò sindaco della città. Dov’è lo scandalo? Garozzo e ora Cafeo sono  gli effetti, non le cause,  di scelte fatte allora e da me mai condivise; tant’è che questi signori fecero anche carte false per farmi espellere dal Partito. Che se ne facevano di uno come me? Via! E ci riuscirono, con la complicità di tale Riccobello (piscitelliano, sconosciuto anche ai suoi, oggi forza-italiota); e nessuno si alzò per dire: ma che fate? Nessuno. Chi è causa del sua mal pianga se stesso, diceva il buon Fedro. Garozzo, a rigor di logica politica, dovrebbe essere espulso. Ma veramente qualcuno ha posto mai il problema? E c’è qualcuno che pensa che Garozzo abbia votato il partito di Alfano senza il consenso di Faraone o di Renzi? Ma …che cosa sono diventati ora questi partiti? Sono taxi, li prendi, quando ne hai bisogno e puoi scendere quando vuoi. Poi se devi andare in un altro posto chiami un altro taxi. Non scherziamo!

Paolo Randazzo, Roberto Fai e molti altri non sono più nel Pd.

Come avrai capito, anche io appartengo a quella numerosa schiera di compagni, cha abbiamo fatto una silenziosa marcia di allontanamento, senza clamore e senza grida manzoniane. Nutro la mia anima politica, leggendo, scrivendo, elaborando iniziative culturali e soprattutto godendomi  i miei tre nipotini, che sono ormai la parte preponderante della mia nuova vita.

L’emergente vero è il sindaco di Carlentini Pippo Basso?

Con Pippo Basso mantengo un rapporto davvero bello e disinteressato. Lo conosco come persona seria, intelligente e fattiva. Ottimo amministratore. Naturalmente lui appartiene ad una generazione di ex democristiani che adesso sono confluiti nel PD e questo può essere una ricchezza da valorizzare. Ma ormai, come ho detto prima, il PD è una sommatoria di notabilati locali, che hanno radici in interessi i più disparati. In questo tipo di organizzazione, come nelle tribù libiche, vince chi riesce a fare maggiori alleanze. Ma io all’orizzonte non vedo un grande avvenire per il PD.

La Fondazione Inda fa business a costo della qualità degli spettacoli?

Mi tocchi un nervo scoperto. È assolutamente insopportabile che la fondazione INDA resti commissariata. Incredibile la vicenda di un sindaco che va dal Ministro per farsi commissariare la ‘sua’ fondazione, sottraendola quindi al suo controllo e a quello della città, del suo consiglio comunale. Così come è incredibile che il commissario  prepari delle significative modiche allo stato della Fondazione e nessuno a Siracusa conosce quali siano queste modifiche. Vorrei vedere se questo dovesse capitare alla Scala di Milano o alla Fenice di Venezia. Sarebbe scoppiato il finimondo. Penso che la protesta sarebbe andata oltre i confini nazionali. Avrebbero chiamato i caschi blu. Da noi, un assordante silenzio, imbarazzante. Ma dove sono questi grandi ciambellani della cultura. Ma come s i può sopportare uno sfregio di queste dimensioni?. Silenzio.  Solo il buon Pippo Zappulla ha denunciato questa kafkiana assurdità. La Fondazione è scivolata ormai da tempo in un’opacità di rapporti sia culturali che propriamente di spettacolo, per cui credo sia necessario un intervento per normalizzare i suoi organi statutari e per creare una nuova sinergia con la società civile della città. La Fondazione è un patrimonio di pregio, che non possiamo affidare a nessun altro che non sia la città nella sua espressione migliore sia culturale che economica, come volle prescrivere nel 1913 il conte Tommaso Gargallo. Mi aspetto una riflessione corale sul ruolo dell’INDA.

Da Sortino Paolo Mezzio lancia messaggi di pessimismo e tu?

Io per il mio lavoro sono cresciuto insegnando una vita sia al Liceo Classico Gargallo sia molti anni anche all’Università. Ho lavorato quindi sempre su soggetti giovani, pertanto non posso essere pessimista. È vero che forse antropologicamente i giovani di oggi sono diversi dai nostri padri e da noi. Ma  questo non significa che sono peggiori. Diversi, esprime un altro concetto. Hanno qualcosa che li differenzia dal nostro modo di pensare e tutto questo può essere motivo di miglioramento. Perciò non posso essere pessimista. Ho tanta fiducia nei giovani. Ma i giovani per aver la mia fiducia devono essere colti, (non secchioni), pragmatici (non cinici), pieni di utopie (non rassegnati); devono pensare in grande, devono viaggiare, perchè viaggiando si allargano gli orizzonti della mente, devono godere dei piacere i della vita ma devono sapere che nella vita ci sono diritti e doveri (verso la famiglia, gli altri, i poveri, la società del lavoro e della. dignità. Vedi, caro Salvo, io nella vita ai miei ragazzi ho insegnato questo. Ora mi aspetto che essi mi ricambino facendo le cose che io ho loro insegnato. Per loro stessi.