QUANDO ROSINA ANSELMI STRAPPO’ UN MINUTO DI APPLAUSI AL PUBBLICO DEL TEATRO VASQUEZ
Carlo Lo Presti, nel suo “Sicilia Teatro”, nella rubrica: “Autori, attori e registi siciliani”, di Rosina Anselmi scriveva: “Il teatro comico italiano (e quello siciliano in particolare) non avrà più un’attrice della efficacia di Rosina Anselmi; unica antagonista che seppe stare sullo stesso piano del grande comico Angelo Musco”. Rosina Anselmi iniziò la sua carriera giovanissima sia con Musco che con Mimì Aguglia con cui girò in Italia ed andò anche all’estero. Passata nella compagnia Martoglio fu grande compagna di Angelo Musco e portò al successo opere celebri, immortalando personaggi come “Marastella” di “Aria del continente” e “Lona” di “San Giovanni decollato”.
Il ricordo che noi abbiamo di questa attrice è inedito e sfugge a qualunque biografia, forse perché pochi sanno che le ultime recite di questa grande attrice, scomparsa nel 1965, all’età di ottantacinque anni, avvennero a Siracusa, con una compagnia siracusana. Si trattava, manco a dirlo, delle due commedie più care alla grande attrice siciliana e con cui si era cimentata su tutti i palcoscenici del mondo: “San Giovanni decollato”, recitata al teatro Vasquez di Siracusa, nel marzo 1963, e “Aria del continente” recitata allo stadio “Vittorio Emanuele”, nell’agosto dello stesso anno.
AL TEATRO VASQUEZ
Al teatro Vasquez, Rosina Anselmi, dal fisico possente, anche se toccata dall’età (ben ottantadue anni) riuscì, al suo ingresso in palcoscenico, in quella che doveva essere la sua ultima “Lona”, a strappare un lunghissimo applauso (oltre un minuto) prima ancora che la sua voce echeggiasse nel teatro. Il pubblico accettò così colei che si presentava con sulle spalle la storia del teatro siciliano, costruita serata dopo serata, in tutti i palcoscenici del mondo, accanto a tutti quegli attori che ormai appartengono alla storia.
Giovanni Capodicasa, un giorno del 1962, discutendo su una ripresa, si lasciò scappare: “Pippu (l’attore siracusano Pippo Lampo) chi ni rici si pi fari Lona chiamamu a Rosina Anselmi?”. Lampo, inarcando i sopraccigli e corrugando la fronte, rispose, sornione: “Siddu è ancora viva… “Ma Rosina Anselmi era viva e vegeta e Giovanni Capodicasa si era convinto a contattarla e avutane l’autorizzazione si recò a Catania e incontrò la grande attrice che si dichiarò disponibile, a patto che prima avesse visionato la compagnia e soprattutto “mastru Austinu Miciaciu” con delle prove da tenersi a casa sua.
LE PROVE
Dopo “San Giovanni decollato”, recitata con successo, di cui la stampa tracciò la presenza, la grande attrice fu invitata ancora per prestare la sua voce a “Marastella”. Le prove avvenivano nella sua casa di Catania, alle spalle del teatro Massimo. Il mio compito, oltre a provare il ruolo del tenente Galliano Galletti, fu quello di provvedere all’attrice, la quotidiana “coppetta” di gelato, di cui andava ghiotta, e discutere sulle grandi imprese teatrali di cui lei era stata protagonista e io gran curiosone.
Una stretta scala portava ad un semplice e originale salotto, cui ella, al centro, si faceva trovare seduta. Alle pareti grandi foto. Il tutto secondo lo stile dei suoi anni. Ogni tanto impartiva qualche disposizione a Lindoro (Colombo, suo marito, più mobile di lei) e poi si procedeva alle prove, almeno per le scene dove era presente lei. Fatto curioso erano i tagli apportati al copione o le modifiche alle battute. “Autobus? Macché! Ninu nun scrissi ‘autobus’. Chiuttostu ha diri: Scinniu da vittura currera”.
AGLI ALBORI
Sul palcoscenico del Comunale (inagibile), dove era permesso svolgere le ultime prove della commedia, in vista del debutto, e dietro il grande palcoscenico, allestito allo stadio Vittorio Emanuele di Siracusa, le pause erano uno srotolarsi di ricordi. Era bello apprendere fatti inediti del teatro siciliano dalla bocca dei protagonisti, per me attore con il vizio del giornalismo. La morte di Musco (le reali circostanze), i grandi pranzi alle varie corti reali, gli aneddoti Musco-Grasso-Martoglio.
Raccontava che Musco giungeva sempre in ritardo quando era in “compagnia” con Giovanni Grasso e questi montava sempre su tutte le furie. Un giorno, Giovanni Grasso fece omaggio al Musco di una pipa, con il patto che se la sarebbe ripresa il giorno che Musco fosse arrivato in ritardo alle prove.
L’indomani, come se niente fosse, il Musco arrivò con il solito ritardo alle prove ma prevenne il Grasso con una esclamazione: “Camma cumpari, ho risolto il problema. Per non fare lassa e pigghia, pigghiativi a pipa e non nni parramu chiù”.
L’ARTISTA
Durante lo spettacolo si faceva accompagnare dietro la quinta prossima alla porta di ingresso. Chiedeva solo la presenza di una persona che l’aiutasse ad alzarsi. Poi se ne stava buona buona a seguire a memoria lo spettacolo ripetendo le battute (sue e degli altri) come una persona che recita il rosario.
Quando nel “San Giovanni decollato”, Lindoro Colombo si lamentò che Pippo Lampo gli aveva tagliato la battuta (dialogo fra Oraziu u scarparu e mastru Austinu), la grande attrice intervenne buona buona: “Zittiti Lindoru ca bonu fici u signor Lampu. Visti ca t’impappinasti tuttu e ti tagghiò a battuta”.
Rosina Anselmi ebbe parole di elogio per il nostro Pippo Lampo, brillante attore dialettale che ben impersonava i ruoli che furono del Musco. In più di una occasione l’Anselmi non ebbe difficoltà ad affermare che recitare accanto a Pippo Lampo gli aveva fatto grande piacere perché gli aveva ricordato il buon… Angilinu.
Con queste due stupende recite nella città di Siracusa si chiuse la grande carriera della regina del teatro siciliano del tempo andato: Rosina Anselmi.
GIUSEPPE GUARRACI