ECCO I PIRATI CHE HANNO SACCHEGGIATO SIRACUSA. LA GRANDE OCCASIONE PERDUTA DEL PORTO GRANDE
SIRACUSA PERDE
LA CAMCOMMERCIO
Dopo un anno di tira e molla è stata scritta la parola fine alla telenovela della Camera di Commercio di Siracusa che da adesso viene incorporata insieme a quella di Ragusa, nella nuova CCIAA di Catania. Lo avevamo scritto più volte che il finale sarebbe stato questo, non perché dotati di particolari capacità di chiaroveggenza ma, piuttosto, perché la riduzione del numero delle Camere di Commercio da 105 a 60 era stata stabilita nella Legge Madia di cui si parlava sin dall’estate 2014 e dalla successiva Legge Regionale nr. 7 dell’agosto 2015. A essere puntuali fino in fondo, anche Unioncamere avevano da qualche tempo assunto i principi previsti nella Legge 580/1993 per la riduzione delle CCIAA e il suo attuale presidente, l’Avv. Ivan Lo Bello, ne era pienamente a conoscenza nonostante si fosse schierato per il mantenimento della Camera di Commercio di Siracusa di cui era pure il Presidente. Un gioco delle parti che non ha prodotto nulla per gli interessi della Città di Siracusa e che adesso è arrivato al capo linea, lasciando l’amaro in bocca ai tanti siracusani che avevano sperato fino all’ultimo che quest’accorpamento non si sarebbe concretizzato. Resteranno nella storia i cambiamenti di parere del Presidente della Regione Sicilia Crocetta che un giorno firmava il Decreto di accorpamento e il giorno dopo dichiarava che Lui non era d’accordo, ripetendo più volte nel tempo questo giochetto. Resteranno pure nella storia le incapacità della classe politica siracusana che non ha saputo gestire il passaggio dalla vecchia alla nuova Camera di Commercio, senza riuscire a spuntare ne posizioni di vantaggio nella Governance ne compensazioni. La partita è stata giocata dai siracusani attraverso denunce, comunicati stampa ma senza il coinvolgimento dei cittadini. Una partita di potere finalizzata a garantire giochi di potere e rendite di posizione che, al massimo, avrebbe potuto favorire qualche personaggio locale che continuava a fregiarsi nel tempo del titolo di Presidente o componente della Giunta Camerale, qualche indennità e nulla più. Sarà che mi sbaglio ma, probabilmente, i siracusani non sentiranno per nulla la mancanza del vertice di un’istituzione che da qualche tempo produceva qualche convegno e poco altro, senza reali ricadute economiche e produttive che contribuissero allo sviluppo del territorio.
AUTORITA’ PORTUALE,
LA STRANA STORIA
Chiusa questa spiacevole storia adesso, i siracusani, dovremo affrontare quella che forse è la madre di tutte le battaglie: l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Orientale. Questa dicitura, nonostante la sua pomposità, ha il pregio di essere molto chiara perché il Dott. Annunziata, Presidente e il neo Segretario Generale Ing. Carlo Guglielmi, gestiranno i porti siciliani da Giarre fino a Pozzallo passando da Catania, Augusta e Siracusa. Una prima osservazione di consapevolezza è che il Governo Nazionale, sempre d’intesa con quello Regionale, ha deciso che l’Autorità è meglio farla gestire da non siciliani. La seconda osservazione di consapevolezza è che il porto di Siracusa finisce di essere agonizzante e muore ucciso dalla politica. Questo punto richiede di essere argomentato e secondo il mio modesto parere, va detto che la competizione non è mai stata tra Augusta, un gigante della portualità del mediterraneo e mondiale e Catania che, pur in crescita di traffici, rimarrà naturalmente sempre un piccolo porto siciliano.
PORTO GRANDE,
OCCASIONE PERDUTA
La competizione vera, da secoli, si è consumata tra il porto di Siracusa è quello di Catania. La scelleratezza di noi siracusani che, abbiamo fatto diventare il Porto Grande un catino per barchette di piccola e media grandezza sull’altare di una prospettiva turistica che da vent’anni non decolla mai. Al contrario Catania, si è impossessata del traffico storico dei traghetti verso Napoli e poi ha chiuso il cerchio prendendosi i collegamenti da e per Malta, il tutto ovviamente, per gentile concessione dei siracusani. Chiaramente Catania ha anche aggiunto una sua capacità di produrre traffico commerciale che oggi somma numeri interessanti. Che cosa è invece oggi il Porto Grande di Siracusa? Zero traffico commerciale e meno di dieci navi da crociera l’anno! Per memoria ricordiamoci che è fallito, per adesso, il progetto Porto Turistico di Archimede ed è fallito anche il costruendo porto ricovero per i pochi natanti pescherecci rimasti. In più è spuntato un piccolo molo pennello che serve ai mezzi della Capitaneria di Porto, un solarium, il consolidamento del molo Zanagora, che oggi serve solo a dividere la Marina dal Porticciolo Turistico. Riamane il prolungamento del molo S. Antonio che, teoricamente, dovrebbe consentire l’approdo in banchina delle grandi navi da crociera, quando e se arriveranno, ovviamente dividendosi tra Catania e Siracusa: forse. Facciamo il punto. La Marina, più grande e più bella, ha abbassato i fondali e questo produce una diminuzione del tonnellaggio delle navi che possono attraccarvi. Il prolungamento del molo pennello che serve i mezzi della Guardia Costiera impedisce totalmente l’approdo lungo la Marina a navi di medio tonnellaggio. Il molo S.Antonio, senza un futuro dragaggio, non consentirà l’attracco a navi con pescaggio superiore ai 10 metri. Tecnicamente il Porto Grande di Siracusa è ormai poco utilizzabile e senza interventi nell’imboccatura che riducono il flusso delle mareggiate, saranno a rischio anche le barche ricoverate in banchina. Da qualche altra parte che non sia Siracusa, probabilmente avrebbero pensato che la tradizione del lavoro portuale poteva essere rinnovata investendo a Targia, già oggi il vero Porto Commerciale di Siracusa, magari chiedendo qualche compensazione alle industrie e alla Regione Siciliana. Va bene il turismo, va bene l’industria, ma i posti di lavoro che possono nascere da investimenti sulla portualità sono irrinunciabili per l’asfittica economia del siracusano. La prossima Amministrazione Comunale, visto che quella attuale non lo ha fatto, si dovrà porre il problema di come riordinare la portualità siracusana, magari facendosi approvare il piano regolatore del Porto, giacente da un decennio a Palermo. Forse si dovrà anche ripensare a che cosa ci fa la Capitaneria di Porto negli edifici dell’ex Stazione Marittima, pur lavorando quotidianamente nella sede di Targia. Insomma, sulla portualità non ci saranno battaglie su chi è d’accordo e chi non lo è, si dovrà lavorare su fatti certi, con idee vere, professionalità indiscutibili. Augusta, al di la della sede dell’Autorità Portuale, ha ampie e solide prospettive. Per Siracusa, senza una classe politica capace ed impegnata, non occorre essere meteorologi per prevedere fulmini e temporali.
Enrico Caruso