ANDREA BISICCHIA: E’ UN PROBLEMA DI STRETTA ATTUALITA’
Andrea Bisicchia è ormai davanti agli occhi della città uno scontro violento fra politici, avvocati e magistrati. Che ne pensi?
Andrea Bisicchia: Il potere politico, è noto che in Italia e nella nostra città, si manifesta essenzialmente attraverso i partiti politici in virtù di alcuni fattori largamente dibattuti dalla letteratura storiografica e politologica. L’Italia, la nostra città, a differenza di altri sistemi politici del mondo occidentale, conta una pluralità di partiti il cui numero è variabile nelle legislature ma sempre relativamente elevato. I partiti minori del sistema hanno certo avuto un loro peso nell’evoluzione degli eventi, in alcuni casi per il prestigio delle personalità da loro espresse, in altri a causa della strategia contingente delle forze maggiori del sistema che, in qualche modo, li coinvolgevano; eppure i tre partiti maggiori rappresentano, in questi anni, circa l’ottanta per cento dell’elettorato e, a causa del meccanismo elettorale locale, una percentuale leggermente più elevata del Parlamento. Inoltre, per la maniera in cui i consensi vengono ripartiti tra le varie forze politiche ed in virtù della notevole inerzia dimostrata dall’elettorato italiano fino all’inizio degli anni Novanta, spetta in primo luogo alle tre forze politiche la definizione del problema politico probabilmente decisivo: la costituzione del governo centrale e locale e la sua capacità di realizzazione.
Passando al secondo soggetto, la magistratura, l’attenzione la dedicherei in maniera pressoché esclusiva a quella ordinaria, salvo, in alcune circostanze, considerare il ruolo della Corte Costituzionale, anche per le conseguenze delle sue decisioni circa l’equilibrio di potere tra i partiti e la stessa magistratura ordinaria; non faccio quindi riferimento, ad esempio, alla magistratura amministrativa oppure al ruolo della Corte dei Conti, il cui peso politico è certo rilevante, ma in maniera decisamente diversa rispetto a quello della magistratura intesa come potere diffuso. Un discorso a parte riguarda la commissione parlamentare inquirente per i procedimenti d’accusa dei politici, intanto perché essa interloquisce quasi sempre con la magistratura, a cui trasmette e dalla quale avoca inchieste di importanza fondamentale la sede in cui si dibattono (o dovrebbero dibattersi, secondo i punti di vista) i casi più importanti in cui personale politico è sospettato di aver commesso delitti. Inoltre un occhio lo butterei in maniera esclusiva, sull’esercizio dell’azione penale, la quale, si ritiene, è quella che meglio definisce l’equilibrio di potere tra giudici e politici; tralascerei quindi tutte le implicazioni politiche, pur importanti, ma secondarie nel dibattito politico ad esempio, le sentenze dei giudici in campo civile: dal diritto del lavoro, a quello di famiglia, ecc. Un concetto che necessita di almeno qualche parola di spiegazione è quello del “principio di legalità” o, per usare l’espressione inglese spesso ritenuta più efficace, la “rule of law””. Anche perché ad essa si attribuiscono, secondo l’uso che s’intende fare di questa espressione, diversi significati: ad esempio l’aderenza, nel comportamento da parte di individui o organizzazioni, alla lettera della legge; oppure quella che viene detta definizione funzionale, che permette di intendere l’espressione come capacità della legge di prescrivere norme di comportamento, il quale diviene così, in qualche misura, prevedibile si intende come governo delle leggi contrapposto al governo degli uomini, ovvero come metodo per contrastare l’arbitrio da parte di individui dotati di potere nei confronti degli altri membri della società. In questa maniera, per fare un esempio concreto, se la commissione parlamentare inquirente è chiamata a pronunciarsi, come prevede la legge, circa la «manifesta infondatezza» degli elementi d’accusa nei confronti del politico sottoposto ad accusa e lo fa escludendoli, pur in presenza di gravi indizi, tale situazione richiama un problema di “principio di legalità” nel senso in cui lo definiamo, in quanto sorge la questione relativa ad un possibile arbitrio derivante dalla convenienza contingente, contrapposta all’esigenza di un opportuno funzionamento dell’istituto. Il rapporto tra politica e magistratura, con particolare riferimento alla capacità della seconda di condurre inchieste penali, è un argomento di stretta attualità praticamente senza soluzione di continuità. L’argomento che hai posto ha infatti rappresentato e rappresenta tutt’oggi…..in queste ore; uno dei principali motivi di contrasto tra le due maggiori coalizioni di partiti che hanno caratterizzato il sistema politico italiano e locale di questi ultimi anni.