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DINO CARTIA RACCONTA LE MILLE VITE DEL SENATORE GRAZIANO VERZOTTO

Tutti lo chiamavano “Bartali”, per il suo giornaliero viaggio di andata e ritorno in bicicletta per andare alle scuole magistrali, partendo dal paesino di Santa Giustina in Colle, dove era nato il 31 Maggio 1923, da Antonio, contadino, e da Maria De Biasi, figlia del sacrestano del paese, che aveva avviato anche una piccola sartoria. Dopo le scuole elementari, Graziano, frequenta il ginnasio presso il seminario minore di Padova, con sede a Thiene. Non sente, però, alcuna vocazione e decide di tornare a casa ad aiutare il padre nell’attività agricola. Prosegue gli studi da privatista fino all’ammissione all’Istituto magistrale “Amedeo di Savoia duca d’Aosta” di Padova, ma viene colpito da tubercolosi per cui si deve ricoverare per alcuni mesi al sanatorio “Busonera”. Tornerà agli studi dopo quattro mesi, dopo un periodo di convalescenza all’hotel Dolomiti di Emilio Massarotto. ”Egli fu uno dei pochi che credettero nella rinascita economica della Sicilia e che combatterono fino alla fine per questa causa; se Mattei non fosse caduto col suo aereo a Bescapè, il sogno del Senatore, il riscatto economico e sociale della Sicilia, non sarebbe stato infranto”. E’ la conclusione del prof. Guerrino Citton, curatore del libro di Graziano Verzotto, “Dal Veneto alla Sicilia”, una dichiarazione a futura memoria, lunga 205 pagine, edito da “La Garangola” che sarà presentato al Club degli Amici di contrada Spalla, a Città Giardino. Graziano Verzotto, un protagonista della vita politica italiana siciliana, e siracusana in particolare, ha dettato fatti e avvenimenti a Pierantonio Gios, storico della diocesi di Padova, che ha trasferito in questo volume la vita di un rigoroso Verzotto, che attraverso appunti a memoria, vuole dire a tutti ciò che nella sua esistenza ha lasciato una traccia. Padova, città capoluogo della regione che gli ha dato i natali, rappresenta così il luogo caro della confessione dove egli si è ritirato per respirare ancora quell’aria che, da giovane, lo aveva già visto al centro degli eventi. Sua moglie Maria Nicotra Fiorini, parlamentare anche lei per la Dc, ha avuto grande parte nella sua vita, ed è morta proprio a Padova nel 2007. La sua vita si presenta avventurosa: già la sera del 31 ottobre del 1946, a 19 anni, quando un colpo di pistola lo sfiora solamente, uccidendo invece il segretario della Dc di San Giorgio delle Pertiche, paesino vicino alla sua città. Nel 1947, a soli 22 anni si troverà già nell’agone catanese, avendo avuto l’incarico di riorganizzare la sezione della Dc di Catania. Comandante, durante la Resistenza, della III brigata “Damiano Chiesa”, arrivò a Siracusa da commissario della Dc, nel 1955, e l’anno dopo venne eletto segretario provinciale, carica che deterrà fino al 1972, mentre dal 1962 al 1967 è anche segretario regionale Dc. Dal 1967 fino al 27 gennaio 1975 diventa presidente dell’Ente Minerario, avviando quel famoso progetto del metanodotto Algeri-Sicilia che poi non si concluderà, purtroppo, diciamo oggi. Eletto senatore nella circoscrizione di Noto, nel 1968, si dimette il 10 dicembre del 1969. Indicato di distrazione di fondi economici dell’Ente per alcuni illegali finanziamenti, dovette anche superare anche alcune accuse durissime come quella che lo indicavano vicino ad alcuni boss, anche perché era stato testimone di nozze di quel Giuseppe Di Cristina, dipendente dell’EMS. I suoi nemici politici lo avrebbero anche voluto mandante del sequestro del giornalista palermitano Mauro De Mauro, il quale stava collaborando con il regista Francesco Rosi per un film sulla morte di Enrico Mattei, il magnate dell’ENI, scomparso nel cielo di Bescapè, a causa della caduta del suo aereo. Si dimise anche della presidenza EMS il 27 gennaio del 1974 e “dopo quattro giorni – narra lo stesso Verzotto – subii un attentato nel mio appartamento di corso Gelone, a Siracusa, mentre uscivo dall’ascensore, al quale ho reagito con un colpo di borsa”. Verzotto è stato testimone di fatti importanti in Sicilia e in Italia: il governo di Silvio Milazzo, il primo governo di centro sinistra, l’istituzione della commissione Parlamentare Antimafia. Capisce di essere nel mirino della lotta politico industriale che lo vorrebbe al cimitero e con una posizione chiara e documentata questo libro dà la precisa indicazione sulla reale innocenza di Graziano Verzotto che per 16 anni preferirà vivere a Parigi, lottando, difeso da un suo vecchio amico, il senatore avvocato Ludovico Currao, fronteggiare anche i tranelli che il leader comunista del tempo, Achille Occhetto, gli aveva spesso teso, dimostrando di non digerire la sua azione. Il libro dà l’esatta valutazione di questo personaggio che aveva già capito che la Sicilia doveva riscattarsi dal colonizzatore dando via alle proprie risorse. Oggi come non mai il sogno di Graziano Verzotto, per una Sicilia affrancata da poteri esterni rivolti solo al suo sfruttamento, è quanto mai attuale. Non mancano pagine chiarificatrici sul basista siracusano Sandrino Troia, colui che fingendo di essere un tecnico delle telecomunicazioni, si rivela essere un vero traditore: oppure il rapporto con Giancarlo Parretti prima albergatore (Hotel Pueblo, Eloro, Villa Politi), poi editore della catena giornalistica del “Diario”, fiduciario dei fondi che Verzotto aveva destinato alla gestione del “Siracusa calcio” tramite la moglie Maria Nicotra Fiorini, ma anche le stesse giornate parigine che Giancarlo Parretti trascorse come responsabile del Psi francese, l’acquisto rocambolesco della casa cinematografica Metro Goldwin, fino al termine dell’esilio di Graziano Verzotto nel 1996, il suo definitivo proscioglimento da tutti i 16 processi subiti, e la sua definitiva sistemazione a Padova, presso l’Opera Immacolata Concezione.

Corrado Cartia