Politica

DOPO TANTI ANNI LA PRIMA ANALISI POLITICA SERIA ARRIVA DA ANTONELLO RIZZA. ECCO TUTTO QUELLO CHE I SIRACUSANI DEBBONO SAPERE SU UNA CLASSE DIRIGENTE SENZA ATTRIBUTI CHE CI STA AFFOSSANDO

Antonello Rizza, noi pensiamo con tutta franchezza che sul nuovo ospedale di Siracusa sia in corsa una pantomima. Secondo te Musumeci e Razza ci stanno prendendo per i fondelli?

Io non so se siamo di fronte ad una pantomima, ma certamente quello che è sotto gli occhi di tutti, è che siamo di fronte ad una vicenda poco edificante, che mette in risalto tutta la pochezza e vacuità dell’intera deputazione regionale e nazionale della nostra provincia degli ultimi vent’anni. Infatti, iniziamo col dire che trent’anni di inutili e sterili discussioni e contrapposizioni, fanno dire anche al più sprovveduto dei cittadini, che questi non sono tempi di realizzazione per un ospedale, di un paese normale e civile. Mi chiedo del perché, questa sovraesposizione mediatica e di denunce da parte di autorevoli esponenti politici, che negli anni hanno ricoperto importantissimi ruoli istituzionali, avvenga ora, con colpevole ritardo e non quando il realizzando ( se mai sarà realizzato) ospedale, venne classificato di primo livello, quindi un nosocomio cittadino, scontrandosi con l’esigenza di una intera provincia, che invece aveva ed ha la necessità di un ospedale che possa far fronte ad una provincia affamata di servizi sanitari con standard qualitativi quantomeno europei. Battagliare oggi, anche se dà qualche momento di notorietà, rischia di diventare un inutile esercizio retorico, allorché sarà molto difficile, che il piano regionale sanitario, possa essere rivisto, per soddisfare la sacrosanta esigenza di avere un ospedale di secondo livello e quindi con un respiro provinciale. Se a questo si aggiunge l’ormai acclarata propensione del governo regionale a politiche sanitarie Cataniacentriche, il cerchio purtroppo, si chiude. Riuscire a vincere questa vertenza e ad invertire questa tendenza, presupporrebbe, una deputazione con una grossa capacità di contrattazione, interlocuzione ed autorevolezza, che francamente al momento non vedo. L’assessore Razza ed il presidente Musumeci, dal canto loro, coltivando ed incoraggiando le richieste di parecchi sindaci tesi ad ottenere la rivisitazione dell’area dove dovrebbe sorgere l’ospedale, per ambire a qualcosa che di fatto non potranno comunque avere per l’ignavia del passato come detto e cioè un ospedale provinciale, furbescamente, hanno ottenuto quello che era a quanto pare nelle primarie intenzioni di questo governo e cioè fare diventare Catania, il punto di riferimento sanitario, dell’intera Sicilia orientale, depauperando ed erodendo di fatto, il plafond economico per la nostra provincia che dovrà pagare i rimborsi di sempre più numerosi cittadini, costretti ad andare a Catania, per avere cure migliori. E tu questa Salvo, la chiami pantomima? Io la chiamerei piuttosto, pragmatica e cinica politica a favore del loro territorio. Magari riuscissero a farlo i nostri deputati!

Siracusa ha quasi il 54 per cento di disoccupazione giovanile, 42mila giovani siracusani fanno i migranti per cercare un lavoro. Non ci pare che per la politica sia una priorità e nemmeno per la Cgil visto che ha fatto un primo maggio per i migranti extracomunitari

Non sta facendo nulla questo governo e debbo dire che neanche il precedente ha fatto qualcosa per invertire il declino di una zona industriale che da madre nei decenni passati, capace di dare almeno benessere economico e prosperità, si è trasformata in terribile matrigna. Tutto ciò con buona pace come al solito oramai, della stragrande parte della deputazione regionale e nazionale, che non è riuscita a far applicare le leggi e gli accordi di programma, che negli anni si sono firmati, per far ripartire la zona industriale, che è da sempre il motore della nostra provincia, giacché piaccia o no, rappresenta ancora oggi il 70% del Pil, prodotto dalla nostra provincia. Nel 2005 da consigliere e nel 2008 da sindaco, accolsi con grande speranza ed ottimismo, l’accordo di programma sulla chimica del 2005 e sulle bonifiche nel 2008 che avrebbero  dovuto chiudere impianti altamente inquinanti ed aprirne di nuovi ecocompatibili, e con quello sulle bonifiche del 2008, bonificare i territori inquinati per riconsegnarli agli usi legittimi. In 10 anni da sindaco, non ho visto realizzare né l’uno, né l’altro. Non voglio gettare la croce sugli altri e mi verrebbe pure facile, ma l’eccessiva litigiosità dei nostri politici, con la naturale tendenza a non far squadra o sistema, con gli altri attori del possibile rilancio industriale, mi riferisco ai sindacati, a Confindustria financo alle associazioni ambientaliste, allorché tutti siamo oramai fermamente convinti che l’industria che pretendiamo sul nostro territorio dopo i disastri ambientali ereditati sia ecocompatibile e sostenibile, ha determinato una politica industriale asfittica e priva di orizzonti. Per rispondere in maniera esaustiva alla domanda, occorrerebbero pagine e pagine, con il rischio di annoiare chi legge. L’attuale governo, non potendo o non volendo mettere in campo politiche di rilancio per questa area industriale, sposta furbescamente l’obiettivo su quella che è diventata o fatta diventare emergenza nazionale, ovvero l’immigrazione. Si cerca cioè di parlare alla pancia delle persone, che stretti dalla crisi e dalla disoccupazione, vedono negli altri, i loro nemici. Tutto ciò, è stato alimentato per la verità, anche da politiche precedenti sull’accoglienza, molto disposte ad accogliere e guadagnare, che fare realmente integrazione. In questi ultimi tempi, sembra che le forze istituzionali del nostro paese, dalla politica al sindacato, danno come l’impressione di aver abdicato o quantomeno, messo in secondo piano, quello che in realtà è la madre di tutte le vertenze cioè il lavoro. Ed allora diventa quasi comprensibile attuale e perfino giusto, parlare durante la festa del primo maggio, la festa dei lavoratori, di altri argomenti, che andrebbero trattati in altri momenti ed in altri ambiti, oppure si può correre il rischio di uscire fuori tema come modestamente penso abbia fatto Salvini, parlando seppur di temi importanti come la lotta alla mafia, nel giorno della festa della liberazione. Questo purtroppo è il rischio che si corre ad inseguire e soddisfare, la pancia o come si diceva una volta, il ventre mollo della società, piuttosto che la testa.

Il commissario dell’ex provincia non indica un siracusano per il cda della Sac pur avendo Siracusa il 25 per cento delle quote della società aeroporto. Che sta succedendo?

Sta succedendo che quello che ha iniziato Crocetta, lo sta finendo Musumeci. Approfittando cioè, del pastrocchio delle soppressione delle province, censurabile anche da un punto di vista costituzionale, gesto tra i più scellerati, mai commesso, da una politica regionale che inseguiva e superava la politica dei 5 stelle, sul taglio delle indennità e degli enti inutili, ha di fatto permesso ai presidenti della regione, di asseverare e commissariare non solo le provincie, ma anche le numerose quote azionarie che detenevano in pancia e questo significa, dettare le politiche economiche di importanti asset come gli aeroporti siciliani, senza tener conto di nessuno. Furbo no? Il commissario Floreno, così come i suoi predecessori, rischia di apparire come la longa mano, della politica regionale, mero esecutore, di decisioni prese nei palazzi del potere regionale, rischiando di tradire il nobile obiettivo che dovrebbe avere insito il ruolo che ricopre e cioè rappresentare i legittimi interessi territoriali della provincia che il commissario Floreno, per essere stata prefetto, dovrebbe conoscere molto bene. Ed allora, nel silenzio più o meno compiacente di una classe politica quantomeno distratta, abbiamo assistito negli anni, alla sistematica spoliazione, di tutti gli asset e gli enti istituzionali,  della città, dalla banca d’Italia, alla camera di commercio fino al tentato scippo con destrezza aggiungo, dell’Autorità portuale. La domanda a questo punto sorge spontanea, ma non è che questo atteggiamento più o meno compiacente o ancor peggio complice o connivente, della nostra classe politica, tanto di destra che di sinistra, non autorizzi chi ci governa,  a pensare che Siracusa è veramente la provincia “babba”, a cui si può far inghiottire, qualsiasi rospo? Se da un lato, la mancata nomina di un componente nel Cda della Sac, pur detenendo il 25% del capitale azionario altro non è che un’ulteriore mortificazione che si aggiunge ad un corollario di scippi e furti, in danno della nostra provincia, dall’altro, con la segnalazione da parte del commissario Floreno, di un professionista catanese, in luogo di un siracusano, dimostra quanto scarsa è la considerazione e la sensibilità, verso un territorio che andrebbe difeso e sostenuto. In tutto ciò, la classe politica , soprattutto la nostra deputazione, ha delle colpe enorme, se si pensa che oltre ad avere deputati regionali all’opposizione, quindi con scarso potere di influenze, nel governo regionale, ha un assessore regionale in quota Forza Italia, che avrebbe dovuto e potuto, farsi sentire, per reclamare più attenzioni e pretendere risposte per il nostro territorio. Nella stessa misura, il discorso vale per i deputati nazionali, pentastellati, che essendo forza di governo, a livello centrale, avrebbero dovuto fare le barricate, per eliminare il prelievo forzoso, che ha dissanguato economica mente le provincia della solo regione Sicilia. Questa si, una vera vergogna!

Tutti dicono che bisogna salvare la zona industriale, ma è chiaro che Siracusa e provincia non ha nessun potere decisionale, decidono tutti i colossi del Patrolchimico

La politica, come ho sempre detto, va fatta con il sacrificio dei concetti e con il coraggio delle decisioni. Questo vuole dire, che la politica provinciale deve smettere di inseguire a tutti i costi, i rigurgiti ribellisti, di consistenti sacche di cittadini che stretti dalla crisi, che addebitano prevalentemente alla ormai morente zona industriale, tendono oramai con sempre maggiore convincimento, anche a ragione, a dire no a tutti gli investimenti, industriali, turistici, ricettivi. Tale comportamento cosiddetto a rimorchio,  tenuto dai nostri parlamentari, ha snaturato di fatto il ruolo della politica, che dovrebbe invece dettare, le politiche industriali ed occupazionali. Tutto ciò per un facile consenso elettorale, che tra l’altro non ha fino ad ora premiato i partiti tradizionali, prevalenti fino a un paio di anni fa. Tale inopportuno comportamento, ci fa assomigliare a quel contadino che si rammaricava, della morte del proprio asino, dopo che era riuscito ad abituarlo a non mangiare più. Se la politica , rinuncia a nutrire la propria comunità, rischia di morire come l’asino del contadino. Dunque, occorrerebbe, per farla breve, che la politica, con coraggio dovrebbe discutere, su quali iniziative portare avanti, con determinazione, anche correndo il rischio di essere impopolare, e non rinunciando aprioristicamente a qualsiasi iniziativa, per un effimero consenso, che non arriverà comunque. Una classe politica che dovrebbe interrogarsi, su quale prospettiva industriale, dare alla nostra zona industriale, se petrolifera, chimica, o energetica. Si è abdicato altresì, alle politiche ambientali ed alle bonifiche, per la scarsa consistenza politica dei nostri parlamentari, che non hanno forse compreso che le bonifiche, prima di un fatto economico, è un fatto etico, restituire cioè ettari di terreno bonificati, ad una comunità, che ha pagato un alto prezzo, ad un’industrializzazione da terzo mondo. Rendere appetibile un territorio bonificato, significa pensare  e consentire ad un industria veramente green e sostenibile di impiantare i propri opifici, senza la scure dei proibitivi costi di bonifica che invece andrebbero addebitati secondo l accordo di programma sulle bonifiche, alle industrie che lo hanno prodotto, per il principio secondo cui chi inquina paga. Tutto ciò, potrebbe risollevare buona parte della provincia, che di industria vive. La mancanza di una seria programmazione ed interlocuzione, ha consentito di fatto ai grandi gruppi industriali, di fare e disfare come meglio credono, senza alcuna soggezione, né timore, di fronte alla pochezza della nostra classe politica, impegnata più a litigare su tutto, piuttosto che risolvere ed imporsi nei tavoli che contano, per fermare una deriva, che rischia di travolgere tutti, sindaci, cittadini ed intere comunità.

Antonello Rizza, nella Giunta del capoluogo un politico di destra diventa assessore di una giunta di sinistra..

Se volessimo nobilitare tale incomprensibile scelta, potremmo dire che il concetto di destra e sinistra è datato ed aveva nel secolo scorso un senso, perché ancora esisteva la cosiddetta lotta di classe, tra il “padrone” o datore di lavoro, rappresentato concettualmente dalla destra, e l’operaio, rappresentato e tutelato concettualmente dalla sinistra. Oggi, questi schieramenti, appaiono sfocati, perché tanto il datore di lavoro, quanto l’operaio, combattono contro lo strapotere  delle grandi lobby economiche/finanziarie e dei tecnocratici comunitari. Purtroppo, ho come l’impressione che nella fattispecie, di quanto detto, ci sia ben poco e propendo per il credere che tale scelta sia stata dettata, dalla necessità per il sindaco, di accaparrarsi al ballottaggio, un candidato a sindaco sconfitto che ad averlo contro, sarebbe stato probabilmente rognoso ed all’assessore, al crepuscolo di una importante carriera politica, di ritornare ad essere sotto i riflettori quantomeno della ribalta cittadina, accontentandosi di uno “ strapuntino” giuntale. Nulla di scandaloso, per carità, se non fosse che l’assessore in questione, è stato nel passato, severo censore e fustigatori dei comportamenti altrui, non lesinando critiche ed epiteti a destra ed a manca, dall’alto di una presunta superiorità morale, che con questa scelta, precipita miseramente. Duole constatare come l’assessore in discorso, si sia adagiato a quella che oramai rappresenta l’onda lunga di questa Amministrazione, ovvero la gestione del l’immenso patrimonio artistico siracusano, alla stregua di un luna park, specie in Ortigia. Infatti, a me pare, che chi Amministra questa città, si è convinto, forse anche in buona fede, che implementare l’accoglienza turistica a Siracusa, significhi solamente, autorizzare una pizzeria, bistrot , o ristorante in più, dimenticandosi invece di tutta una serie di servizi, dai parcheggi alla mobilità, a finire con la gestione dei siti, civile e moderna. Anche sull’attuale polemica sull’utilizzo del piazzale d’armi, all’interno del castello Maniace, su cui non mi soffermo per carità di patria, non mi pare che l’assessore in parola, abbia preso posizioni, che contrastino, quelle dell’Amministrazione attiva, di cui lo stesso fa parte. Ci saremmo aspettati, per il curriculum ed il background dell’assessore, il ruolo di coscienza critica di questa maggioranza, dissentendo criticamente ed a ragione, laddove sono macroscopici gli errori di una gestione dei siti culturali, discutibile. Invece nulla, solo la difesa d’ufficio del parco archeologico, che essendo una legge scritta dallo stesso, appare come una difesa paterna della propria creatura, tra l’altro in maniera spesso acritica e insensibile sui rilievi mossi, alcuni sicuramente accoglibili. Caro Salvo, in tutta questa storia comunque una morale c’è, ad essere fustigatori dei comportamenti altrui, spesso si corre il rischio quando chiamati ad operare, di rimanere fustigati.

Si chiude il Ciapi, traballa l’Ias..

Il Ciapi sconta purtroppo il sistematico saccheggio fatto negli anni, da una classe politica regionale, nel settore della formazione e non solo. A questo va aggiunto come aggravante, l’assoluto disinteresse dei nostri deputati di pensare il Ciapi, solo come un postificio e null’altro. Questa importante struttura che ha formato dagli anni 60 in poi, torme di operai qualificati, per andare incontro all’esigenza della nascente industria, è stata colpevolmente lasciata galleggiare, senza che i corsi tenuti dal Ciapi, andassero al passo con le mutate condizioni economiche e con le esigenze di nuove figure professionali che si stanno affacciando , specie nel settore turistico. Ed allora come vedi, tutto si collega, quando ho parlato di accoglienza turistica riferita ad Ortigia, parlavo anche e soprattutto della formazione di nuove figure professionali, dove attualmente in certi ambiti, siamo quasi all’anno zero. Ed allora, una classe politica lungimirante, attenta alle esigenze del territorio e sensibili ai nuovi scenari occupazionali che si vengono a creare, avrebbe dovuto per esempio mettere tutti attorno un tavolo, quello del Ciapi, a partire dal comune di Priolo, di Siracusa, alle organizzazioni confindustriali del settore turistico ai rappresentanti delle grandi strutture alberghiere, ai ristoratori, commercianti, ai rappresentanti della regione etc e finanziare, sentire di quali figure professionali necessità il mercato, dei corsi di formazioni tarati per la domanda che dal settore turismo arriva. Facendo ognuno la propria parte, i comuni, versando il loro contributo economico, i responsabili delle grandi strutture alberghiere, il loro contributo economico, avendo come ritorno, la possibilità di attingere da questo serbatoio, di tutte le figure professionali che necessitano, formate e qualificate adeguatamente. Si dovrebbe cioè prendere ad esempio , quello che lo stesso Ciapi, c ha lasciato in eredità, quando per la costruzione dell’Isab per esempio, si applicò lo stesso sistema, che permise a decine di lavoratori che prima facevano altro e che erano a digiuno, nel settore petrolifero e metalmeccanico di formarsi, permettendo ai dirigenti dell’isab di allora, di attingere da quel serbatoi di personale qualificate. Così fu anche prima, con la Montedison. Ma può essere che la storia non insegna mai niente? La vicenda Ias, è un’altra storia di deprecabili comportamenti, tenuto negli anni, da una classe politica, che ha considerato il depuratore, spesso come camera di compensazione, delle esigenze di sottogoverno di Tizio, piuttosto che di Caio. Negli anni l’Ias, è stato definito, una volta il fegato, un’altra volta il cuore della zona industriale, volendo così intendere, l’assoluta irrinunciabilità della struttura da parte delle industrie. Gli ultimi accadimenti che coinvolgono il depuratore, che hanno portato al sequestro della struttura da parte della magistratura, rafforzino il pensiero di un grande uomo della sinistra, Giancarlo Paietta, che sosteneva che i vuoti politici, vanno colmati. La magistratura ha colmato un vuoto, lasciato da una classe politica, in buona parte melliflua e disinteressata al bene del depuratore e quindi della zona industriale e bene ha fatto a sostituirmi e colmare questo vuoto. Solo l’intervento dei privati, che metteranno le somme necessarie, ha consentito all’Irsap per conto della regione, superare il pericoloso empasse. A questo punto sorge spontaneo porsi una domanda, saltati a piè pari, per ovvie ragioni di tempo, tutti i numerosissimi rilievi che si potrebbero muovere ai vertici regionali, alla nostra deputazione e financo agli amministratori dell’Ias stesso, perché piuttosto che incaprettarsi o quasi, su complicate gare attraverso bandi di evidenza pubblica europea, con il rischio di trovarsi in imprenditore teso al solo profitto, che non riconosca comunque le convenzioni con i comuni di Melilli e Priolo sul canone di depurazione ad esempio, non si sia recepito l’emendamento dell’on Cafeo, di permettere alla stessa Ias, di gestire il depuratore, che tra l’altro conosce meglio di qualsiasi altro imprenditore o società, che dovesse vincere questa gara d’appalto. Per essere pragmatici, come dovrebbe essere la politica, il punto di domanda è, la regione ha i soldi per gestire e manutenzionare adeguatamente il depuratore? No! Bene allora si chieda al socio privato e cioè al gruppo di industrie che utilizza il depuratore e che sta nel cda dell’Ias, se siano disposti a mettere i soldi. Si! A condizione che la gestione ordinaria e straordinaria sia in capo a loro, perché credo che negli anni si siano forse stancati di veder come i loro soldi che giustamente pagano come depurazioni ed altri, vengono usate come una sorte di bancomat, per le spese più bizzarre( perché anche questo è successo negli anni in Ias). Non capisco dove sta il problema. Si creano quelle condizioni di pesi e contrappesi, che in ogni società esistono affidando per esempio , la gestione del depuratore ai privati che ci mettono i soldi, ed il potere di controllo ed indirizzo alla politica, magari snellendo il cda dell’ Ias e facendo entrare di diritto il comune di Melilli che è già dentro i patti parasociali ed il comune di Priolo che pur possedendo il 2,5% del capitale azionario, pur sopportando i miasmi che il depuratore fino ad oggi produce e pur essendo territorialmente competente, non è dentro il cda, per statuto, ma solo per gentile concessione, dei partiti politici ai sindaci priolesi. Personalmente ho sempre rifiutato sdegnosamente tale possibilità, che altri hanno preso al volo, perché ritenevo e ritengo, mortificante per un sindaco e per una comodità, far parte di un cda, per gentile concessione. Ma ahimè la sensibilità, come gli attributi, per non dire altro, cambiano da soggetto a soggetto.

Anche Marina di Priolo non ci pare in buona salute

Ho accettato di fare questa intervista, perché si parla di tematiche provinciali, giacché in questo momento è opportuno che parli di politica e non di fare politica. Parlando di Marina di Priolo rischierei di incappare in questo errore, anche perché parlandone, non riuscire ad aggiungere anche solo un grammo in più del degrado e del decoro, in cui versa Marina di Priolo, sottovaluta da chi oggi amministra il paese, che pensava forse che bastava una ruspa per pulire l’arenile, per gestire Marina di Priolo. È vero qualche volta sul mio profilo, commento e rimprovero, qualche amministratore sprovveduto, nonostante gli anni, ma lo faccio solo per sollecitare loro a fare meglio e a punzecchiare gli elettori che hanno votato l’attuale sindaco, che si è proposto come colui che doveva salvare un paese distrutto e indebitato. I  fatti e non Antonello Rizza, stanno dimostrando come era prevedibile, che  si trattava di una grossolana bugia, allorché Priolo è stato senza falsa modestia, un paese, fiore all’occhiello della nostra provincia, che ha lasciato a questa Amministrazione, un avanzo di amministrazione di 36 milioni di euro, pur avendo ereditato al mio insediamento nel 2008, un comune che aveva sforato il patto di stabilità. Non sono in questo momento interessato a gettarmi nell’agone politico, non mi interessa ed ho altre priorità, diciamo che mi sto disintossicando dopo 10 anni di sindacatura da tutte le scorie velenose propinatomi, da “amici interessati” e da nemici acclarati, con un metodo che con la politica, non ci azzecca nulla. Anche perché, se mai dovessi pensare di ritornare a fare politica, se ne accorgerebbero, non sono un uomo che passa inosservato.

C’è la calata dei ragusani che hanno aperto due attività all’ingrosso a Siracusa

Credo che rientri nelle dinamiche commerciali dei grandi gruppi commerciali. Quello che semmai è da sottolineare amaramente è il perché Ragusa, piccola cittadina, riesce ad esprimere una imprenditoria così frizzante e dinamica e Siracusa annaspa, in ampi settori, dal commercio al terziario, alle pmi. Non è perché abbiamo perso tutti i treni delle opportunità e degli investimenti, per pigrizia, ignavia, litigiosità, supponenza? Non è che a forza di dire NO a tutto, abbiamo scoraggiato gli investitori, che hanno bisogno di avere certezze nelle procedure e nei tempi di realizzazioni? Credo che a furia di farsi la guerra a vicenda, la nostra classe politica e dirigente, abbia finito per allontanare tutti i potenziali investitori, impauriti di finire, in una guerra fra bande, mi sia concesso il termine. Ragusa ad esempio, è riuscita a far prevalere l’interesse pubblico, rispetto a logiche di schiarimenti politici, è riuscita a fare squadra e sistema, portando a casa grossi risultati imprenditoriali. Basta por mente, al porto turistico di Marina di Ragusa, costruito in un paio d’anni, rispetto alla telenovela infinita del porto turistico di Siracusa. Credo, che quello che sta avvenendo ultimamente debba fare riflettere seriamente i nostri politici, anche perché il tema della disaffezione dei cittadini verso la politica, che la narrazione prevalente vorrebbe addebitare ad un fatto sistemico e planetario, vada ricercata invece, nei nostri non adeguati comportamenti, che hanno esasperato e stancato tutti, a cominciare dagli elettori/cittadini.

Ma tutte queste vicende, quasi tutte negative, nel capoluogo vedono il Pd al comando..

Più precisamente quel che resta del Pd, che è poi, per molti, un surrogato del Pci. Le Amministrazioni di alcune città e tra queste Siracusa, non possono essere classificate come Amministrazioni che hanno un profilo programmatico di sinistra, neanche di destra per carità. Salvo alcune uscite estemporanee di forte caratterizzazione politiche, come nel caso della Sea Watch, non credo si possa parlare per tutto il resto, di un sindaco o di un Amministrazione a guida PD, non nei fatti almeno. Siamo di fronte semmai ad un laboratorio creativo dove si cerca di far convivere culture, sensibilità, interessi diversi, spesso in antitesi tra loro. È come voler giocare al gioco della corda, tirando ognuno da una parte diversa, in una parola, il caos. In questo bailamme generale, può accadere che gruppi politici, non necessariamente partitici, più o meno organizzati, possono avere la meglio, dettando la linea, su vicende che hanno anche refluenze economiche ed imprenditoriali e che rischiano di prendere o hanno già preso, pericolose derive negative. Le vicende negative di cui tu parli, dunque, non sono da ascrivere al Pd, solo perché il sindaco dice di esserlo, sono figli semmai, del nichilismo imperante, del tanto peggio tanto meglio e di una compagine amministrativa che pur di Amministrare ha messo da parte la componente valoriale, sacrificata sull’altare della governabilità, paravento per coprire a volte, le peggiori nefandezze. Mi riferisco ovviamente in generale e non solamente a Siracusa.