Politica

OGGI LA MANIFESTAZIONE DEL 13 APRILE: MA CON LE VITTIME CHE SFILANO INSIEME AI CARNEFICI QUAL E’ IL MESSAGGIO CHE PASSA?

Occuparsi dei molteplici aspetti in cui si articola la nostra società, è esperienza stimolante ed entusiasmante ed è straordinariamente bello riscoprire ogni volta che non si finisce mai d’imparare, guardando gli altri in particolar modo ma, anche dalla propria quotidianità. Ho avuto la “fortuna” di fare il sindacalista per tanti anni e una volta appeso il cappello al chiodo non rinnego nulla delle scelte fatte e vado fiero ed orgoglioso dei tanti piccoli e grandi risultati realizzati. Molto meno mi vanto delle sconfitte subite (immodestamente, poche) e oggi che mi posso permettere riflessioni su ciò che fanno gli altri, tendo ad essere critico senza pregiudizi o così almeno spero. Esercizio mentale abbastanza complicato ma anche piuttosto facile perché guardandomi intorno, nella mia bellissima Siracusa, trovo materiale in abbondanza utilissimo per esternare le mie critiche. Questo sabato 13 aprile, i Sindacati CGIL CISL e UIL, scendono in piazza manifestando per richiamare l’attenzione sulle condizioni critiche in cui versa il lavoro nella nostra provincia e rilanciare proposte e iniziative per una nuova stagione di sviluppo del territorio.

Si è deciso di adottare lo slogan “ Lavoro e Dignità” con la speranza che possa essere il richiamo giusto per promuovere l’attenzione della politica e delle istituzioni che operano sul territorio.

Augurando successo alla manifestazione sindacale che così come auspicato dai sindacalisti che l’hanno promossa dovrebbe richiamare una numerosa partecipazione di popolo, non posso non pensare che in certe occasioni bisogna affermare con coraggio le proprie azioni. Tra i tanti modi di leggere questo evento, scelgo di guardare al metodo organizzativo della manifestazione che è stata principalmente rivolta a sensibilizzare la partecipazione delle tante associazioni, organizzazioni imprenditoriali e politiche, per scendere in strada nel corteo, sventolare le proprie bandiere, farsi sentire e vedere.

Sembra acclarata anche la partecipazione del Sindaco di Siracusa Francesco Italia e di tanti altri Sindaci dei comuni siracusani, altrettanto certa dovrebbe essere la presenza degli imprenditori, dall’industria al commercio, dall’artigianato all’agricoltura e fino alle rappresentanze dell’edilizia. Fondamentale risulterà la presenza   nel corteo di tanti lavoratori attivi e pensionati. Un gran pentolone con dentro di tutto quello che ci può stare e mi chiedo: Chi resta escluso? A chi si manda il messaggio della protesta?

Che il Sindacato faccia bene a protestare è fuori discussione, nutro invece forti perplessità sulla presenza di chi politicamente ha partecipato alla produzione di danni direttamente ricadenti sugli stessi lavoratori che oggi protestano.

Buona parte della politica locale è stata anche abbastanza indifferente alle situazioni di disagio quando non di vero e proprio malessere dei siracusani che perdevano lavoro. A oggi, al di là delle dichiarazioni utili per la stampa, non mi pare che i lavoratori dell’ex Provincia Regionale vivono sonni tranquilli sul loro futuro, non credo che i lavoratori della formazione siano molto attenzionati per riprendere il lavoro, non vedo lavorare tutti gli addetti agli asili nido comunali, caduti nella trappola dei comuni senza soldi. Troppi lavoratori e disoccupati, in particolare i giovani, non hanno trovato una sponda amica nelle Giunte Comunali e più in generale, nella politica siciliana di quest’ultimo decennio.  Non è molto lontano il tempo in cui nel mondo del lavoro sono entrati la riforma delle Pensioni da 35 anni max di contributi ai 42 e più di oggi, il Job Act e la Naspi ed è uscito l’articolo 18. Non ci sono state molte proteste sindacali. Non erano neanche tanti quelli che volevano essere alleati o semplicemente amici del sindacato.

Alla fine siamo sempre lì a protestare, instancabili e circondati da tanti che hanno responsabilità dirette sulle ragioni della protesta. Una verità è comunque indiscutibile: senza il lavoro, non c’è dignità.

Enrico Caruso