Politica

PREZZOLATI? BALLE, I GIORNALISTI SONO PERSONE PERBENE CHE FANNO SOLO IL LORO LAVORO

Prezzolati.

Siamo prezzolati noi giornalisti. A me lo stanno dicendo in questi giorni; dicono che mi paga Italia perché scrivo che ha vinto le elezioni ed è stato eletto sindaco.

Prezzolato sono. Di me dicevano che mi pagavano quelli contro la giunta Garozzo, prima non si sa, forse la Princiotta quando faceva le sue denunce, poi quando è venuta fuori l’inchiesta con gli arresti di Amara e Calafiore, s’è capito che mi pagavano quelli del “sistema Siracusa”. D’altro canto 25 anni fa ero stato ufficio stampa della Fiera del Sud. Tutto torna. Beh, mi paga ovviamente anche la Prestigiacomo perché sono stato suo portavoce per 8 anni. Semel portavoce, semper portavoce. Vabbè magari Stefania oggi forse si chiede pure lei se mi paga Italia.

Un sostenitore di Garozzo (e di Italia, lo stesso che però ora mi paga) fece un post elencando tutto il mio cursus “dishonorum” a dimostrare che io ero proprio una schifezza di persona. Ora forse sono migliorato ai suoi occhi. Non so. Mi preoccuperebbe però.

Ma io in fondo sono solo un anziano cronista lontano che non passa e non conta.

Il fatto è che, nell’opinione corrente i giornalisti sono tutti prezzolati.

E a ridosso delle stagioni elettorali, come quella lunghissima di quest’anno, i “prezzolamenti” aumentano vertiginosamente.

Da parte dei politici prevalentemente e alternativamente (nel senso che a seconda dell’articolo uno può essere prezzolato da vari personaggi anche nemici fra loro, dipende dalla giornata). Basta farsi un giro su facebook per trovare vagonate di insulti e chiare accuse di meretricio professionale ai giornalisti in quasi ogni discussione. E nessuno si esime dall’aderire e implementare tale altissima considerazione per chi fa il mio mestiere.

Ora bisognerebbe aprire un forum sul fatto che ormai cani e porci (decidete voi se i giornalisti sono i primi o i secondi) scrivono, raccontano, hanno blog, giornali on line, e via dicendo. E ci si potrebbe corporativamente lamentare del fatto che non esistono più distinzioni fra chi ha una qualifica professionale e chi scrive per diletto (cosa legittima ovviamente).

Ma sarebbe una discussione pelosa e sostanzialmente vintage. Il giornalismo del ‘900 è morto, nella migliore delle ipotesi è in pensione. La mia generazione (quella dei sessantenni) è stata l’ultima ad avere maestri di mestiere. Noi non l’abbiamo insegnato perché i nostri “figli” erano già precari, discontinui, costretti a dividersi in mille testate per mettere assieme un’ombra di stipendio. Oggi tutti quelli che vedete in prima linea, anche in giornali e tv nazionali sono precari, non assunti, tanto a pezzo, tanto a programma, tanto altrimenti non hanno dove cazzo andare.

E quindi siamo doppiamente prezzolati. I giovani che devono sbarcare il lunario e con la pancia (il portafoglio, il mutuo, la bolletta) vuota è difficile avere la schiena dritta. I vecchi, quelli come me per intenderci, sono mentalmente corrotti e sono peggiori perché possedendo qualche strumento professional-culturale in più sono anche protervi.

Ovviamente non c’è niente di male, di eticamente censurabile, nel fare l’ufficio stampa di un’istituzione (inevitabilmente guidata da un politico); è un lavoro importante, previsto e disciplinato dalla legge, e nello svolgimento di quel compito bisogna essere fedeli all’istituzione per la quale si lavora e corretti. Ma bisogna avere chiarezza dei confini e onestà intellettuale.

 

Per capirci se io sono assunto o comunque retribuito da giornale e vengo pagato – con la scusa di un ufficio stampa – anche dal capo di un ente pubblico o da un privato per scrivere bene di lui sul mio giornale (che invece mi paga per scrivere la verità) sono un bandito e un corrotto.

 

Analogamente se io sono pagato da un ente pubblico per fare comunicazione istituzionale e aggratis scrivo su giornali e sul web a maggior lode – o comunque su ordinazione – del politico capo dell’ente pubblico, sono analogamente un bandito e un corrotto.

 

Se io quando ero cronista alla Gazzetta del Sud avessi fatto marchette ai politici a pagamento, o quando ero portavoce della Prestigiacomo avessi scritto sui giornali pezzi elogiativi di Stefania (o insulti ai suoi nemici su sua indicazione) sarei stato quel prezzolato che secondo alcuni sono a prescindere e con me tutti i giornalisti siracusani, almeno certi giorni e in certe vicende.

 

Di tutto ciò uno col mio conto corrente molto slim, che si fa il culo a lavorare ogni giorno da quando ha 20 anni, che ha prestato il suo lavoro per politici “istituzionali” ma non ha mai, nemmeno una volta, fatto su un giornale o sul suo blog una marchetta o un attacco strumentale eterodiretto (e/o “eteropagato”), di tutta questa denigrazione random uno come me potrebbe essersi scassato la minchia (per citare una celebre presa di posizione politica di Pippo il Guascone ri-sindaco di Priolo).

A me, personalmente, offende non tanto l’idea che qualcuno pensi che io scriva a pagamento, quanto il fatto che ci siano politici talmente miopi e mediocri da non capire che io per una battuta, per un inciso, per una metafora, per una citazione, per una presa per il culo, rischierei tutto. Che io scrivo articoli e ogni tanto romanzi perché è la mia natura, perché mi piace, perché è la mia vita. E la mia vita non è in vendita.

Ma io so che ci sono disonesti, traccheggiatori, adulatori, maneggioni nel mio mestiere, come in tutti gli altri, vorrei che se uno ha elementi concreti per dire che un giornalista viola le regole di deontologia professionale (o il codice penale) lo dicesse senza timori e con il mio ringraziamento sincero, perché chi vende il mio mestiere vende anche la mia dignità. Però, siccome io non penso che tutti i politici rubano, che tutti i medici ammazzano, che tutti gli idraulici e tutti i dentisti non pagano le tasse, siccome non lo penso e non lo scrivo mai, vorrei che tutti evitassero di fare generalizzazioni sui giornalisti.

Ma soprattutto vorrei dire ai miei amici politici, e anche ai politici che miei amici non sono, di piantarla di pensare che tutti quelli che scrivono cose che non vi piacciono siano pagati da qualcuno contro di voi. Non è vero.

Quasi tutti i giornalisti sono persone per bene che svolgono la funzione, garantita dalla costituzione, di raccontare anche quello che non vi piace e se capita di criticarvi. Se pensate e dite in giro e sui social che chi vi critica lo fa perché prezzolato (senza averne le prove), voi calunniate le persone e mostrate che quella è la vostra mentalità.

Dimostrate che intendete politica come un mercato non come una battaglia ideale e che pensate che tutti siano come voi.

 

Prezzolati.

 

Hasta el mestiere siempre

Joe Prezzolato Strummer