Politica

MA LA PANORAMICA CHE FINE HA FATTO? SERVIREBBE MOLTO AL NOSTRO TURISMO

In qualunque modo vogliamo guardare il presente economico della provincia di Siracusa e della sua città capoluogo, occorre rivolgere l’attenzione al comparto turistico che, da sempre, produce lavoro e ricchezza dal patrimonio naturalistico, mare-terra-sole, da quello monumentale, storia-arte-archeologia e da quello ricettivo che coniuga ospitalità con enogastronomia-pesca-agricoltura.  Ciò significa che il comparto turistico coinvolge l’intero tessuto lavorativo della città e del territorio, creando occupazione, impresa e lavoro. C’è da chiedersi se noi siracusani stiamo facendo tutto ciò che occorre per rendere il nostro territorio sempre più appetibile al turista. Se si rivolge lo sguardo al passato, ci si rende conto che forse stiamo impegnandoci poco e male. Nella storia più recente di Siracusa, l’ultimo grande intervento architettonico che ha ridisegnato la città, arricchendola di manufatti, opere pubbliche e private, contribuendo anche a realizzare un tessuto urbanistico nuovo, è databile ai primi del 900 e poi per tutto il ventennio fascista. Siracusa si arricchì di scuole edifici pubblici ma, soprattutto, una veste urbanistica nuova alla Borgata e un rimaneggiamento forte in Ortigia con la costruzione della Via del Littorio, poi Corso Matteotti. Non tutto ciò che nasce ai primi del 900 è classificabile in opere storiche e monumentali ed un esempio è stata la discussione sul valore storico di Villa Abela, oggi abbattuta con il pieno assenso della Soprintendenza. La convivenza di architetture modeste e per nulla monumentali con altre, architettonicamente veri e propri gioielli storici, ha più volte stimolato il dibattito tra i siracusani e quasi sempre hanno vinto i palazzinari, come dimostrano varie brutture sparse tra Ortigia e la città nuova, vedi ad esempio i pilastri di cemento dentro le catacombe di San Giovanni. Siracusa ha vissuto e vive in buona parte per i segni lasciati negli oltre 2500 anni di storia che richiamano turisti, studiosi e semplici curiosi. Di viaggiatori illustri è ricca la storia di Siracusa da Cicerone, più volte visitatore, per arrivare all’austro-ungarico Paolo Orsi, scopritore di tanta nostra monumentalità oggi visibile o a chi, come la danese Reimann che, decise di fermarsi in questa parte della Sicilia, come già aveva fatto un secolo prima Von Platen, morto ad Ortigia nel 1835, solo per citarne alcuni. Siracusa ha sempre affascinato tante persone e ha da sempre stimolato la curiosità e l’interesse a visitarla e il modo per raggiungerla è stato sempre attraverso il mare ed il suo Porto. Oggi è tutto  molto più facile e si può arrivare in vari modi oppure, scegliere di conoscere Siracusa stando comodamente seduti nel divano di casa. Non è la stessa cosa di percorrere strade e luoghi della città e del territorio ma, senza dubbio, le nuove forme di comunicazione hanno allargato la platea di gente che conosce o vuole scoprire e forse visitare Siracusa. Adesso la palla è in mano ai siracusani che non possiamo più cullarci di ciò che eravamo o poco modestamente, di ciò che siamo, confrontandoci con un’offerta turistica sempre più ampia che molte volte ci bypassa per rivolgersi a luoghi vicini dove spesso, non c’è nulla di paragonabile al patrimonio storico-culturale siracusano. La parola “magica” è organizzarsi, fare sistema, strutturarsi complessivamente. E qui s’incomincia a zoppicare. L’indole individualista dei siracusani, l’apatia che soporifera ogni stimolo del fare, non ci consente di ergerci a modello di terra di turismo. Come se non bastasse, chi ha l’onere di governare la politica cittadina soffre gli stessi mali dei siracusani: individualismo, apatia e mettiamoci pure una buona dose d’incapacità e piccolo opportunismo che, come risultato, ci porta a soggiornare negli ultimi posti di tutte le classifiche economiche e sociali che si pubblicano in Italia, comprese quelle turistiche. Io li vedo i turisti in giro per Siracusa. Hanno quasi tutti un’espressione smarrita, in parte sorpresi dalle nostre bellezze architettoniche per altro, increduli che non ci siano servizi pubblici come autobus, uffici informazione, vigili urbani multilingue, insomma, sperduti nel nulla siracusano. Molti si chiedono, dove si trova la tomba di Archimede e la Panoramica che, consente per l’appunto di ammirare l’insieme della città e del suo porto. Ovviamente hanno letto libri e guide vecchie però, su questo tema, cioè rispristinare quello che attrae i turisti, come ad esempio, una piccola tabella che indichi quella che per secoli è stata considerata la probabile tomba di Archimede, da sempre ricercata meta di visitatori che qualcuno, un pò ingenuamente e frettolosamente ha rimosso. Oppure ripristinare (se si studia, si può fare) la Panoramica, cancellata per motivi non troppo chiari (sicurezza o perché non si pagava nessun biglietto?). Roma ha il suo Gianicolo, Firenze il suo Piazzale Michelangelo e tante e tante altre città hanno un luogo destinato ad offrire ai turisti la possibilità di ammirare un panorama che rimarrà per sempre un ricordo incancellabile nel cuore e ai siracusani, la possibilità di godere in ogni momento della bellezza della nostra città.  A breve saranno prese decisioni importanti per la riperimetrazione del Parco della Neapolis e potremmo scoprire che, oltre alle parti monumentali che giustamente vanno tutelate e protette, potremmo perdere future occasioni per valorizzare parti del nostro territorio altrimenti utili al turismo. Sarò un nostalgico ma, mi manca la Panoramica. Spero di non essere il solo.

Enrico Caruso